Dal Corriere della Sera, 6 giugno 2005

Manifesto sulla moralità dei 4 sì al Referendum (sottoscritto da oltre 100 tra bioeticisti, filosofi e studiosi di scienze umane)

La nascita di un bambino voluto dai genitori è un bene prezioso, e il modo in cui avviene la nascita o il concepimento non annulla né sminuisce questo grande valore. Solo inveterati pregiudizi contro le tecniche o le novità possono indurre a credere che solamente il concepimento conseguente al rapporto sessuale sia dignitoso e moralmente accettabile. Le tecniche di fecondazione assistita rappresentano un progresso medico e morale in quanto consentono alle persone di avere figli in maniera sempre più responsabile.
La 40/2004, di conseguenza, è una legge oscurantista perché limita fortemente la libertà personalissima di procreare, sia scoraggiando il ricorso alla fecondazione in vitro per il fatto di imporre – contro ogni indicazione medica – alle donne che la richiedono ripetute stimolazioni ormonali, sia vietando la donazione dei gameti a chi non ha altro modo per avere un figlio.
Un mondo con più conoscenza è migliore di un mondo avvolto nell’ignoranza, e quindi anche la ricerca scientifica volta a far crescere la conoscenza è moralmente buona. Oggi la scienza sta spalancando nuovi straordinari orizzonti sulle prime fasi della vita umana con ricerche da cui si attendono effetti terapeutici di eccezionale valore. La legge 40/2004 blocca la ricerca scientifica in nome della difesa del “mistero della vita”, mostrando un atteggiamento antiscientifico.
A difesa della legge 40/2004 si sostiene che il concepito dalla fecondazione avrebbe i diritti (o la dignità) della persona umana, per cui il principio di uguaglianza imporrebbe di limitare o vietare la ricerca scientifica e la fecondazione in vitro. Questa tesi presuppone che un embrione di quattro o di otto cellule sia già una persona umana – una sorta di bambino in miniatura racchiuso in poche cellule. Oltre ad essere una specifica posizione morale di alcuni che non può essere imposta a tutti per legge, questa tesi non solo è molto controversa ma è anche debole sul piano razionale. Infatti, il prodotto del concepimento (l’embrione) nelle primissime fasi del concepimento può avere una pluralità di destini, la maggior parte dei quali sono del tutto diversi da quello per cui gli si vogliono riconoscere dei diritti. Tra questi destini possibili, ad esempio, vi è anche quello di trasformarsi in un tumore maligno.
Solo un’intensa e falsata campagna mediatica è riuscita a dare tanto rilievo all’assurda idea che l’embrione sia persona dal concepimento. Lungi dall’essere già persona dotata di diritti, l’embrione è una fase iniziale del processo riproduttivo. Se è moralmente ingiusto trattare uguali in modo disuguale, è altrettanto ingiusto trattare disuguali in modo uguale. L’articolo 1 della legge deve essere abrogato come richiesto dal primo quesito del referendum.
Dopo avere “blindato” la legge in Parlamento ed impedito qualsiasi miglioramento, si dice oggi che la materia oggetto del referendum è troppo difficile e complessa perché i cittadini possano decidere al riguardo. Questo è il consueto argomento antidemocratico, analogo a quello usato in passato da chi riteneva che le donne o gli analfabeti non avessero conoscenze sufficienti per avere il diritto al voto e partecipare alla vita politica. Non solo la legge 40/2004 è antiscientifica, ma è difesa con argomenti poco compatibili con una democrazia matura in cui le persone si confrontano senza ricorrere all’espediente dell’astensione che sfrutta furbescamente il vantaggio dato da chi per necessità o pigrizia non partecipa al voto. A votare al referendum si è chiamati non da un numero (più o meno ampio) di cittadini, ma da una legge dello Stato analoga a quella che chiama al voto nelle elezioni politiche. Pur essendo consentito sul piano della legalità formale, dal punto di vista sostanziale della moralità politica l’appello all’astensione è un attentato alla vita democratica.
Mentre auspichiamo il successo del referendum, ribadiamo che i divieti della legge 40/2004 restano moralmente ingiusti e di grave inciampo al progresso civile anche se non fosse raggiunto il quorum. Su di essi dovrà riaprirsi il dibattito politico e legislativo per riaffermare la moralità della fecondazione assistita e per garantire ai cittadini la libertà riproduttiva.
Le adesioni vanno inviate a: politeia@fildir.unimi.it

Prime adesioni:
Bartolommei, Sergio (Università di Pisa)
Borsellino, Patrizia (Università dell’Insubria)
Corbellini, Gilberto (Università La Sapienza, Roma)
D’Orazio, Emilio (Centro Studi “Politeia”, Milano)
Lecaldano, Eugenio (Università La Sapienza, Roma)
Mori, Maurizio (Università di Torino)
Neri, Demetrio (Università di Messina)