Emanuela Ceva
Associato di Filosofia Politica, Università degli Studi di Pavia

Dopo la laurea in Filosofia presso l'Università di Pavia (2000), Emanuela Ceva ha conseguito nel 2001 un Master in Political Philosophy presso la University of York (UK) e nel 2005 il Dottorato di ricerca (PhD) in Political Theory presso la University of Manchester (UK).

Curriculum accademico

Dal 2011 Emanuela Ceva è ricercatrice di ruolo in Filosofia politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Dal 2005 al 2011 e' stata ricercatrice a contratto presso l'Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia e ha svolto attività didattica e di ricerca presso l'Università di Trento, la University of Jordan e la Princeton University; nel 2012 è stata Jemolo Fellow presso il Nuffield College di Oxford. I suoi interessi di ricerca comprendono questioni di giustizia procedurale, pluralismo e rispetto per le minoranze in democrazia. E' membro dei comitati editoriali delle riviste Res Publica, Human Affairs e Notizie di Politeia ed è stata Coordinatrice scientifica del progetto di ricerca europeo RESPECT (FP7 - http://www.respect.iusspavia.it/).

Temi di interesse

Le principali aree di ricerca di Emanuela Ceva sono la teoria e la filosofia politica analitica. In particolare, i suoi interessi di ricerca includono questioni relative all'obbligo politico e alle forme di dissenso, le teorie della democrazia e dell'eguale rispetto e, più in generale, questioni di pluralismo e giustizia procedurale.

Al momento la sua attività di ricerca si articola lungo due linee principali:

Ricerca sulla giustizia e i conflitti di valori. I filosofi politici hanno tradizionalmente affrontato i conflitti di valori seguendo due strategie. Alcuni, sulla scia di Thomas Hobbes, si sono dedicati allo sviluppo di strategie di "contenimento" dei conflitti attraverso il compromesso tra le parti. Altri, seguendo John Rawls, si sono concentrati sull'elaborazione di principi di giustizia che conducano alla risoluzione dei conflitti per mezzo del raggiungimento di un consenso su basi morali. Questa polarizzazione del dibattito, tra strategie di contenimento e di risoluzione dei conflitti, ha portato a trascurare l'area grigia nella quale si colloca la gestione dei conflitti. Le teorie della gestione dei conflitti si concentrano sulle dinamiche del conflitto e mirano a trasformare l'interazione antagonistica tra le parti in senso cooperativo, pur senza aspirare a risolverne il conflitto. Tali teorie sono ben note ai teorici impegnati nello studio positivo dei conflitti ma hanno ricevuto scarsa attenzione da parte dei filosofi politici che conducono studi normativi. Lo scopo della ricerca è di evidenziare l'importanza filosofica della fase di gestione dei conflitti e di sviluppare una concezione di giustizia adatta a coglierne gli aspetti moralmente salienti.

Ricerca sul rispetto per le minoranze dissenzienti in democrazia. È convinzione comune nella letteratura filosofica sulla democrazia che tratto distintivo di questa forma di governo sia il suo impegno a trattare tutti i cittadini con eguale rispetto. Quali caratteristiche istituzionali una democrazia dovrebbe avere per soddisfare in pieno tale impegno? La ricerca affronta questa domanda alla luce di una sotto-questione specifica: cosa vuol dire per le istituzioni democratiche trattare con rispetto quei cittadini portatori di istanze minoritarie che si trovano, per questa ragione, in disaccordo con gli esiti di un processo deliberativo governato dalla regola di maggioranza? La maggior parte delle teorie democratiche cercano la risposta a tale questione nelle caratteristiche dei processi decisionali. L'ipotesi della ricerca è che in realtà l'impegno all'eguale rispetto richiede di più alle istituzioni democratiche rispetto alla distribuzione egualitaria dei diritti di partecipazione politica, al fine di potenziare le opportunità che i cittadini hanno di dare voce alla propria coscienza e influenzare, su questa base, la formulazione delle regole che ne vincoleranno la condotta. La ricerca si concentra per questa ragione sulla giustificazione delle forme di contestazione, quali la disobbedienza civile e l'obiezione di coscienza.

Pubblicazioni recenti

Giustizia e conflitti di valori. Una proposta procedurale, Bruno Mondadori, Milano, 2008

“Just interactions in value conflicts: The Adversary Argumentation Principle”, Politics, Philosophy & Economics, 2012.

“Beyond Legitimacy. Can Proceduralism Say Anything Relevant about Justice?”, Critical Review of International Social and Political Philosophy, 15(2), 2012: 183-200.

“Self-legislation, Respect and the Reconciliation of Minority Claims”, Journal of Applied Philosophy, 28(1), 2011: 14-28.

“Seeking mutual understanding: a discourse theoretical analysis of the WTO Dispute Settlement System”, World Trade Review, 9(3), 2010: 457-485 (con A. Fracasso).

“Come dovrebbe rispondere una teoria della giustizia ai conflitti di valori? Alcune considerazioni metateoriche”, Rivista di Filosofia, 101(1), 2010: 81-97.

“Values, Diversity and the Justification of EU Institutions”, Political Studies, 57(4), 2009: 828-45 (con G. Calder).

“Just Procedures with Controversial Outcomes”, Res Publica, 15(3), 2009: 219-235.

“Plural Values and Heterogeneous Situations. Considerations on the scope for a political theory of justice”, European Journal of Political Theory, 6(3), 2007: 359-375.